La fibra ottica è il futuro necessario all’Italia, ecco perché

installazione di impianti elettrici e telefonici e, soprattutto del cablaggio strutturale.

La fibra ottica è il futuro necessario all’Italia, ecco perché

23 Dicembre 2019 Cordnet 0

La fibra ottica è il futuro necessario all’Italia, ecco perché

Più volte il Paese ha tradito la promessa della fibra. Questa deve essere la volta buona perché senza fibra non avremo 5G né una vera internet delle cose o un modello di città efficiente. La parola passa quindi alla strutturazione di modelli di business e mercato sostenibili per questi obiettivi

Nel 1995, l’allora azienda pubblica Telecom Italia lanciava il Piano Socrate (Sviluppo Ottico Coassiale Rete Accesso Telecom): un progetto molto ambizioso per il tempo, con cui si intendeva cablare in fibra le 19 maggiori città con velocità di accesso che per l’epoca erano considerate elevate (1.5 Mb di velocità in download e 64 kb in upload) ed in grado comunque di abilitare la diffusione di servizi a banda larga come la televisione via cavo e altri servizi interattivi. L’investimento inizialmente previsto era di circa 13.000 miliardi di lire (equivalenti a circa 6,7 miliardi di euro), di cui 5.000 effettivamente spesi. Nel 1997, Socrate veniva abbandonato a seguito della privatizzazione di Telecom Italia (ora TIM) e dell’affermarsi della tecnologia ADSL in grado di sfruttare la capillare rete telefonica in rame realizzata durante il periodo di monopolio pubblico.

Il mancato scorporo della rete da un lato e la scelta – legittima solo in un’ottica di massimizzazione dei profitti – del quasi-monopolista privato di utilizzare la tecnologia ADSL/doppino in rame fino a farla diventare il “cash cow” aziendale, ha condizionato per i successivi 20 anni il modello italiano di sviluppo della banda larga, degli altri operatori di telecomunicazione nonché dei fornitori di servizi digitali a valore aggiunto. L’Italia e gli stessi operatori sono caduti quindi in quella che definiamo la “trappola del rame” e dalla quale faticosamente si sta tentando di uscire grazie al piano approvato dal Governo nel 2015 (Strategia Italiana per la banda ultralarga). La Strategia intende coprire, entro il 2020, l’85% della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi a velocità pari e superiori a 100Mbps garantendo, al contempo, al 100% dei cittadini l’accesso alla rete internet ad almeno 30Mbps. La strategia si integra con quella dell’Unione Europea (EU 2020) la quale richiede anche che entro il 2020 il 5G sia disponibile in almeno una città principale di ciascun Stato membro.

Ricordiamo anche che la strategia per la European Gigabit Society – 2025 fissa come obiettivi la disponibilità di una connessione gigabit per i settori a maggiore impatto socio-economico, la connessione ad almeno 100 Mbps in tutte le abitazioni ed il 5G disponibile in tutte le aree urbane e lungo le principali arterie di trasporto.

Prima di passare ad analizzare le prospettive di sviluppo, occorre fotografare lo stato dell’arte anche grazie ai dati forniti dall’AGCOM nel recente Osservatorio sulle comunicazioni n. 1/2018.

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